L’uva è il frutto da cui è sempre stato ricavato il nettare degli dei, il vino. Eppure secondo una ricerca recente, potrebbe essere anche il punto di svolta nel campo green per creare un nuovo tipo di biocarburante.

 

Una ricerca dell’Università di Adelaide, in Australia, infatti ha scoperto che è possibile ricavare da una tonnellata di vinaccia circa 400 litri di bioetanolo, che non ha nulla da invidiare a quelli già esistenti. Questa scoperta ha permesso di produrre non solo carburante da fonti rinnovabili ma oltretutto derivante da scarti di produzione. La vinaccia infatti assieme a steli e semi sono gli scarti di uva che non sono utilizzarti per la produzione di vino, quindi ricavare carburante da questi prodotti è anche un ottimo esercizio di riciclo.

 

La maggior parte dei carboidrati contenuti al loro interno può essere facilmente convertita in bioetanolo utilizzando un processo di fermentazione che rende circa 270 litri per ogni tonnellata di scarti d’uva. Ma questo è solo il punto iniziale: il risultato è facilmente migliorabile se si utilizzano altri trattamenti che includano acidi ed enzimi diversi. È stimato che in questa maniera la fermentazione produrrebbe per ogni tonnellata di scarti d’uva circa 400 litri di bioetanolo. Al momento poi gli studi si sono concentrati sull’analisi degli scarti di due varietà d’uva, il Cabernet-Sauvignon e il Sauvignon Blanc.

 

Come ha spiegato la ricercatrice Kendall Corbin su Biosource Technology: «Utilizzare le biomasse vegetali per la produzione di biocarburanti liquidi può essere difficile a causa della sua natura strutturalmente complessa, che non è sempre facile da scomporre», ma la potenzialità della vinaccia presenta delle caratteristiche di innegabile interesse, che lo rendono un rifiuto preziosissimo da cui ricavare un biocarburante di tutto rispetto. Infatti, è reperibile senza difficoltà, la vinaccia può essere ottenuta a buon mercato ed è ricca di carboidrati che fermentano facilmente e che sono fondamentali nella produzione del bioetanolo.